Cavaverman vs Lawyer Beaters vs The Cocks

Ok. Sono pigro, lo so. So anche di avere una montagna di dischi in arretrato e prima di chiudere la ‘zine per le vacanze estive vorrei mettermi la coscienza a posto e recensire tutta la roba rimasta indietro. Così, mega-post, 3 rapide recensioni in una botta, un po’ come una combo di schiaffi da parte di Bud Spencer. 

 

Cavaverman – 2014 – James Dead Again

Erano gli inizi del XXI secolo, il punk rock andava ancora forte a maggior ragione se c’avevi una bella figa come cantante. E i Viboras incarnavano questo stereotipo, poi la bella Irene si mise a fare musica con J-Ax (il passaggio a Suor Cristina è stato davvero breve!) e la band si sciolse: dalle ceneri sono nati i Cavaverman.
Premessa: non sono un fan dell’horror-punk alla Misfits, di zombie, lupi mannari ecc ecc ma la prima cosa che ho notato è il salto di qualità tra i Viboras e questa nuova band. I pezzi di James Dead Again suonano
compatti, potenti, veloci e con una buona dose di melodie supportate da ottimi coretti. Forse 14 pezzi per 45 minuti sono un po’ troppi e c’è il rischio di skippare ingiustamente qualche traccia ma pezzi come She’s a Werewolf e Zombieland riescono ad alzare il tiro. Tirando le somme, mi sento di promuovere il disco.
Dateci un ascolto, se siete fan dei Misfits del periodo Graves.

TRACKLIST:


01 – She’s A Werewolf
02 – Saw
03 – Purple Brain
04 – Walking Dead
05 – I Wanna Kill you
06 – Zombie Lover
07 – James Dean
08 – The Ring
09 – Werewolves
10 – Prince Of Darkness
11 – Zombieland
12 – I’m The One
13 – Live Or Give Up
14 – Day Of The Apocalypse


BAND:
Sal Champion – vocals, guitar
Apocalypse Giò – bass
Doktor Hell – drums

Lawyer Beaters – 2014 – Victory

Terza pubblicazione per i piacentini Lawyer Beaters. Victory è Ep autoprodotto, in free-download, con copertina semplice ma geniale… forse per voler mettere in chiaro le origini o con più probabilità  per evidenziare il più bel trionfo italiano nei Mondiali di calcio.
Ok, poi c’è Balotelli che ci fa tornare con i piedi per terra.
Comunque, viste la copertina e le info su bandcamp “We love beer, red wine, football” uno potrebbe aspettarsi un gruppo Oi! invece i ragazzi fanno pop-punk riconducibile alla nuova scuola americana, più vicini ai Menzingers & Co. che al pop-punk cazzone che piace a me. Non è un EP immediato, ma le intenzioni dei LB sono chiare già dalle prime note: chitarre arrangiate e intrecciate in maniera impeccabile e tanti coretti al posto giusto. Per i miei gusti a volte i pezzi suonano un po’ troppo malinconici, ma pezzi come Punk Rock Station o Side by Side, sicuramente aiutano ad alzare il livello complessivo dell’EP.
I ragazzi sono già a lavoro per un nuovo album, sarebbe un peccato che anche a questo giro non trovassero una label disposta a supportarli. Fatevi avanti perchè nel genere che propongono sanno sicuramente il fatto loro.

 

TRACKLIST:


01 – Between Us
02 – Another Useless Sun
03 – Robben Island
04 – Punk Rock Station
05 – Side By Side

BAND:


Pos – guitar, voice
Luke – guitar, voice
Bobby – bass
Bona – drums

 

Cocks – 2014 – The Emergency Exit

I Cocks, sono un giovane quartetto proveniente da Genova cresciuto a focaccia, Dopamines e Copyrights. Dopo un EP d’esordio pubblicato lo scorso anno, si affacciano al “grande pubblico” con The Emergency Exit che, come molti album d’esordio, ha qualche difetto ma anche tanti pregi che fanno ben sperare. Prima di tutto: ho avuto modo di conoscerli e suonarci assieme e devo dire che oltre ad essere davvero dei bravi ragazzi, sono molto molto preparati nonostante la giovane età.
In tutto questo, la cosa più importante è che sono dei ragazzi che si sbattono parecchio per tenere in vita la scena di Genova, città purtroppo molto lontana dai fasti degli anni ’90.
I 12 pezzi proposti dai Cocks, fanno ben sperare perchè ci sono molti spunti interessanti, ottime idee e buone intuizioni, oltre ad avere una buona capacità nel creare belle melodie…tuttavia dovendogli tirare le orecchie, a volte suonano un po’ acerbi – più che comprensibile – e forse manca quel “pezzone-spacca-culo-da-sing-along” che ti fa saltare dal divano e sperimentare nuove bestemmie. Pezzi come Everything’s gonna be alright e Better To Be Soiled sono quelli che mi hanno colpito maggiormente, tuttavia sono convinto che questi ragazzi possono dare di più e fare meglio: la strada intrapresa è quella giusta toccherà a loro decidere se darci ancora sotto oppure tirare i remi in barca e darsi magari all’indie.
Fate la scelta giusta, mi raccomando.. nel frattempo dategli un’ascolto.

TRACKLIST:

01 – Good time
02 – To relive again
03 – Like an asshole
04 – Shut the brain
05 – Everything’s gonna be alright
06 – Look up
07 – One minute
08 – Stupid summer song
09 – Better to be soiled
10 – The right glue
11 – The usual
12 – Fine line between smile and cry

BAND:

Anto – guitar, voice
Femi – bass, voice
Alby – guitar
Anza – drums

Biffers – 2014 – Whoa!

Uscito ormai da circa un anno per Inconsapevole Records, ecco a voi “Whoa!”, ultima fatica dei Biffers, trio livornese coi controcazzi. Abbiamo avuto il piacere di ospitarli come IBR ad una IBR Night e siamo rimasti ben impressionati da quello che i ragazzi hanno da dire.
Il disco conta 10 tracce di ottimo punk rock, suonato e soprattutto cantato davvero bene. La cosa che colpisce di più, infatti, è la voce di Darione e il grande studio fatto su cori e armonizzazioni, davvero sopra la media rispetto a quello che normalmente sentiamo…come King Mob disse a suo tempo, “con l’autotune pigiato nel culo”. A livello di suoni, il primo nome che mi viene in mente sono i primi Green Day o ancora di più i Pinhead Gunpowder: sentitevi My Records o High School Dropout e capirete cosa intendo.
Singolone, giustamente scelto dai ragazzi per il video, è Bubblegum: si rallenta un po’, gran pezzo strappamutanda e bel ritornello.
Pezzo migliore del disco, per quanto può contare la mia opinione, è Falling Down. A parte la prova vocale, il pezzo è strutturato in maniera particolare ed originale, con un gran bel ritornello.
Unica pecca, l’acustica The Trick, che spezza in due di netto il disco e che ho fatto un po’ fatica a digerire. Per il resto, gran prova. I ragazzi si stan facendo un gran culo a suonare in giro per Italia ed Europa e meritano tutte le attenzioni.
L’ultima volta che sono passati per Milano, mi hanno pure lavato i piatti. E hanno fraternizzato con la mia bobble-head di Ratzinger come nessuno aveva fatto finora. Normale come l’affetto per Dario, Tommy e Pasquale sia ai suoi massimi. Complimenti ragazzi!

 

Autore del post: Enri Gluesniffer

Hex Ray Gun – 2014 – Hex Ray Gun

Disco d’esordio per gli Hex Ray Gun, band di Napoli attiva da un annetto nata dalle ceneri di diverse band della scena punk/hc campana come Andy Fag And The Real Men, Radsters e Ultimogiro. I ragazzi ci propongono un EP diretto e senza fronzoli, dove la velocità rappresenta sicuramente il carattere distintivo della band.
In certi passaggi mi ricordano tantissimo i Sugus, in altri i Creeps altre volte un po’ i Misfits, quello che è certo è che comunque questi ragazzi sono cresciuti a pane e Ramones,  il che di sicuro è un punto a loro favore.
Legare il punk-rock con il tempo tipico dell’hardcore non è un compito semplice – il rischio di cadere nella banalità è davvero alto – ma sappiamo tutti che i napoletani sono abili a destreggiarsi anche nelle situazioni più difficili e queste 4 schegge impazzite (Obey è il mio pezzo preferito) ne sono la prova.
Sicuramente un full length è il giusto banco di prova per gli Hex Ray Gun, nel frattempo li promuoviamo a pieni voti, dategli un ascolto perchè se lo meritano. Bravi.
» ENGLISH VERSION «

TRACKLIST
01 – Bravo
02 – Obey
03 – Evil Blood
04 – Planet Invasion

BAND
Winchester Ray Gun – bass, vocals
Double P Ray Gun – drums
Macho Ray Gun  – guitar, vocals
Eugenio Maria Pacelli – guitar, vocals

The Colvins – 2014 – My Future Will Be Bad

I Colvins, sono un giovane quartetto punk-rock proveniente dalla Sardegna che mi ha contattato mille mesi fa per una recensione; non so per quale particolare motivo ma prima di ascoltare il disco mi stavano già simpatici. Sarà perchè sono nato e cresciuto in posto isolato tanto quanto Monastir e so cosa vuol dire mettersi in gioco, iniziare a suonare un genere “ostico” per le masse e predicare nel deserto. Perchè mi parlò molto bene di loro Diego Bom Prò. O magari perchè sono sotto l’ala protettrice dei Lazy Bones, uno dei migliori gruppi italiani del periodo d’oro degli anni ’90. Forse per questo, non lo so.
Dal nome della band mi sarei aspettato che My Future Will Be Bad fosse un disco ramonescore 100% invece, pur mantenendo un legame evidente verso i Fast-Four che si palesa canzone dopo canzone, i ragazzi tendono a strizzare l’occhio più verso i suoni moderni della scuola americana con accordi stoppati, chitarre incastrate con cura e voce super-grintosa. Per darvi un’idea – con le dovute proporzioni – in alcuni passaggi mi ricordano i Retarded di Goes Louder (I’m A Zombie, Very Cool per esempio).
Nonostante qualche passaggio a vuoto, comprensibile in un disco d’esordio, non mancano gli spunti d’interesse che fanno sperare a un futuro roseo per il quartetto sardo, vedi Rock’n’ Girlfriend con gli accordi tipici del miglior power-pop, Dogs and Pigs, l’omaggio a Sua Maestà con Johnny’s Not Dead e l’aggressiva I Don’t Like sono i pezzi che mi hanno convinto già al primo ascolto.
Tirando le somme, I Buy Records promuove i Colvins, dategli una chance.



TRACKLIST

01 – Intro
02 – I’m a Zombie
03 – Dogs and Pigs
04 – Very Cool
05 – Johnny’s Not Dead
06 – I’m Gonna Crazy
07 – Don’t Stop My Animal
08 – The World Is Over Here
09 – Makes Me Mad
10 – Rock’n’Girlfriend
11 – I Don’t Like
12 – Welcome Into My Game
13 – Memories

BAND
Roberto Pinna – Lead Vocals, Guitar
Andrea Ortu – Guitar Vocals
Alessandro Zanda – Bass
Alessio Schirru – Drums

Gems From The Past: Hard-Ons – 1990 – Yummy!

Con il post di oggi inauguriamo una nuova rubrica. Già dal nome è possibile intuire le intenzioni. Ho sempre ritenuto utile ed interessante discutere di album vecchi del passato, ripercorrere in qualche maniera le emozioni, le sensazioni e i brividi che certi dischi hanno lasciato in maniera indelebile oltre ad aver dettato le linee guida e quelle progressioni di accordi che migliaia di band in tutto il globo hanno copiato e assimilato in milioni di canzoni… Inoltre, in quanto musicista fallito a tempo perso, in questi anni ho avuto la fortuna di conoscere e fare amicizia con tante persone con la mia stessa passione.. ho pensato quindi che coinvolgendo anche altre amici, la rubrica potesse risultare più interessante. 

 

Ho subito pensato a Massi Chromosomes come “sverginatore” di Gems From The Past. Per quale motivo? Perché è uno della vecchia scuola e certi dischi li ha vissuti sulla propria pelle, perchè i Chromosomes sono uno di quei gruppi italiani che non puoi non amare, perchè sin dalle prime parole scambiate c’è stata subito sintonia,  e perchè dopo 20 anni suona ancora con la stessa passione. Non è abbastanza?
Vi lascio al racconto di Massi tutto cuore e passione…proprio quello che volevo io.
 
 
 
La vita a volte cambia con le piccolissime cose. Non te ne  rendi conto subito, bensì col passare del tempo che qualcosa ti ha cambiato,  quel qualcosa che se non ci fosse stato a quest’ora saresti stato un onesto impiegato,  con una vita semplice, con quei due o tre picchi di delirio legati a vacanze  standard tipo Ibiza o Sharm El Sheik, con le giornate scandite dagli orari  classici e le sere all’insegna della Tv, il weekend esplodevi in aperitivi e ti  sentivi vuoto se non riuscivi ad acchiappare la ragazza giusta, anzi, ti  sentivi vuoto se non acchiappavi nessuna ragazza. Non te ne saresti accorto ed  era già lunedì.
E invece io ho sempre avuto una passione per la musica e  allora compravo dischi invece che scarpe, ascoltavo la radio invece che andare  a ballare, lavoravo saltuariamente e mi rinchiudevo in cantina con quei 4 o 5  amici (drogati e gay, come venivano considerati i musicisti 30 anni fa) a strimpellare chitarracce incocciate e cantare canzoni sconosciute alla massa.
Non mi sono mai sentito migliore degli altri, però storcevo la bocca quando la gente che incontravo sembrava appoggiasse appena appena  l’orecchio sulla musica che ascoltavo: è rumore, sono sudici, sono drogati, la  batteria è tutta uguale, la chitarra ha un suonaccio, dicono parolacce.
Erano gli ultimi spiccioli degli anni 80, i musicisti  mainstream erano belli, puliti, parlavano d’amore e io me ne stavo nel ghetto  coi Ramones. Poi un mio amico mi porta un LP di un gruppo australiano appena
uscito e comprato per caso a Firenze in un noto negozio di dischi alternativo e  da lì scoprii un mondo oltre. Scoprii che i Ramones non erano soli, che il  punkrock non solo non era morto anni prima ma non era neanche qualcosa per nostalgici outoftime confinati in due-tre città del mondo. Scoprii gli Hard-ons.
Il disco era Yummy, il loro “esordio” dichiaratamente mondiale, dopo 2 dischi più esclusivi ma bellissimi, che comunque scoprirò in seguito. Il vinile dura poco più di venti minuti, 3, forse 4 accordi, coretti, qualche parolaccia istintiva, un po’ d’amore adolescenziale e ribelle, una chitarra che galleggia tra metal e punk, una voce deliziosa e quel look meticcio che dava pure il tocco esotico e che ti faceva anche un po’ venire l’Australia dreaming.
Musicalmente è tutto. E’ tutto il punk rock che verrà composto e scritto fino ad oggi. Soffermarsi ed analizzarlo tecnicamente e artisticamente non serve molto, Where did she come from è il riassunto di come deve essere una canzone punk rock, con un tot di pop, con un testo semplice, con i coretti giusti, con il tempo di batteria perfetto, gli accordi La-Re, l’assolino… Sembrerebbe così facile. La lezione dei Ramones qualcuno la doveva raccogliere e loro l’hanno raccolta costruendo un disco che è stato,  è e resterà un punto fermo della rinascita del punk rock ma anche della mia  vita, quel cartello stradale che ti indica la strada giusta e che poi ti farà  scoprire altri mondi, altri gruppi musicali, altri amici. Potrei citare  Raining oppure On and on, potrei dire che Me or You è una canzonetta da  poco ma te prova a toglierla dalla tua playlist e vedrai come ne sentiresti la
mancanza.
Quell’arpeggio buffo messo lì chissà perché e che risponde al titolo di Jaye’s song l’avrò suonato mille volte, mi ci esercito tutt’ora. Something I dont want to do dura 24 secondi e non sarebbe dovuta durare neanche un secondo di più, Feast on flesh è una falsa cattiva che non farebbe male a una mosca. Ebbene sì, Yummy mi ha cambiato la vita, era il 1990. O giù di lì.
Massi Chromosomes
TRACKLIST 
A1 – Where Did She Come From?
A2 – Raining
A3 – Dull
A4 – Cool Hand Luke
A5 – Something I Don’t Want To Do
A6 – Sit Beside You
A7 – Jaye’s Song
A8 – On And On
B1 – Ain’t Gonna Let You Go
B2 – Me Or You
B3 – Spew
B4 – Fade Away
B5 – Little Miss Evil
B6 – Wait Around
B7 – Feast On Flesh
B8 – Stairway To Heaven
BAND
Ray – Bass
Keish – Voice, Drums
Blackie – Guitar

3 Shots For Easter

La domenica di Pasqua, per quanto mi riguarda, è storicamente una domenica normale, ma senza partite. Approfittando quindi del tempo, faccio il mio esordio su IBR con una tripla recensione di dischi che hanno monopolizzato i miei ascolti nelle ultime settimane, in ordine di gradimento.
Lawrence Arms – 2014 – Metropole
 
 
Torna, dopo ormai quasi sette anni dal meraviglioso Oh, Calcutta!, una delle mie band preferite di sempre. Ho atteso l’uscita con particolare ansia, e non nascondo di essermi trovato un po’ interdetto di fronte al primo singolo You are here, che non mi ha entusiasmato particolarmente. L’ascolto del disco per intero è stata una liberazione; come in passato, i miei preferiti rimangono i pezzi cantati da Brendan Kelly, più urlati e truci sia musicalmente che a livello di liriche. Si va da pezzi che trasudano disagio urbano come Chilean District o Paradise Shitty a poesie come Seventeener. Il tutto secondo un unico filo conduttore, ovvero la crescita (e/o l’invecchiamento, vedete voi), raccontando storie sulla propria città (Chicago) e su luoghi in perenne cambiamento.
La palma d’oro del pezzo migliore, ed è strano tenendo conto dei miei gusti relativamente ai TLA, la vince Beautiful Things, cantata da Chris. Un disco profondo ed emozionante, c’è poco altro da aggiungere.
Unica pecca: il booklet è come al solito farcito di citazioni letterarie, una per ogni pezzo…rispetto ai dischi precedenti, però, mancano completamente i riferimenti rispetto a dove siano state tratte. Ma questa è una perversione mia e li perdono.
Zatopeks – 2013 – About bloody time
Secondo nella mia classifica per mezzo punto. Nelle pause che mi sono concesso da Metropole ho consumato il nuovo disco degli Zatopeks, ormai da anni divisi tra Londra e Berlino. Uscito per la It’s Alive, About bloody time è il disco che ti aspetti dagli Zatopeks. Punk rock alla Ramones, echi di rock’n’roll anni ’50, ballatone. Il tutto nello stile poetico a cui ci hanno abituati i cinque inglesi con i dischi precedenti. Si parte da One Evening e Alert!, classici pezzoni in quattro quarti; quest’ultima impreziosita da strofe parlate e declamate dal megafono. Si procede tra accelerate improvvise (Politics, Neu-Isenburg) e ballads quasi commoventi (Acetate).
Aggiungeteci che live sono divertentissimi e sono dei ragazzi d’oro. Questo per quanto mi riguarda è sufficiente. Bentornati Zatopek Boys!
The Menzingers – 2014 – Rented World
Mmm…aspettative troppo alte dopo On the impossible past e il nuovo singolo In remission rendono Enri un po’ perplesso. Il disco è oggettivamente bello, ma la sterzata verso terreni meno aggressivi è evidente. Poche urla, poche sfuriate, un disco molto più indie nel senso un po’ pallosino del termine rispetto al precedente. I pezzi belli ci sono (Where your heartache exists e la stessa In remission sono delle bombe), per il resto mi viene a mancare un po’ quella sensazione disperata e lancinante che mi aveva lasciato On the impossible past. Peccato, ma li aspetto comunque al Groezrock!

Lawrence Arms – Metropole  

TRACKLIST:
01 – Chilean District
02 – You Are Here
03 – Hickey Avenue
04 – Seventeener (17th and 34th)
05 – Beautiful Things
06 – Acheron River
07 – Metropole
08 – Drunk Tweets
09 – The YMCA Down the Street from the Clinic
10 – Never Fade Away
11 – Paradise Shitty
12 – October Blood

BAND:
Brendan Kelly – Vocals, Bass
Chris McCaughan – Vocals, Guitar
Neil Hennessy – Drummer

Zatopeks – About Bloody Time

TRACKLIST:


01 – One Evening
02 – Alert!
03 – The Romance Of A Bus Stop In The Rain
04 – Politics
05 – Acetate
06 – Neu-Isenburg
07 – Wait For The Fall
08 – Chequerboard
09 – Exile Blues
10 – Baltic Moon
11 – Mechanised
12 – Life Is Elsewhere

BAND:
Will DeNiro – vocals
Sebby Zatopek – guitar
Pete Sematary – drums
Sammie the Giant – bass, vocals
Spider – guitar, vocals

The Menzingers – Rented World

TRACKLIST:
01 – I Don’t Wanna Be An Asshole Anymore
02 – Bad Things
03 – Rodent
04 – Where Your Heartache Exists
05 – My Friend Kyle
06 – Transient Love
07 – The Talk
08 – Nothing Feels Good Anymore
09 – Hearts Unknown
10 – In Remission
11 – Sentimental Physics
12 – When You Died

BAND:
Greg Barnett – Guitar/Vocals
Tom May – Guitar/Vocals
Eric Keen – Bass
Joe Godino – Drums

di Enri Gluesniffer

Dee Cracks – 2014 – Beyond Medication

Tornano i miei austriaci preferiti, e lo fanno in grande stile.
Dee Cracks ci avevano lasciato nel 2013 con un fantastico 7”, Call It A Day – che ho letteralmente consumato – e si catapultano nel 2014 con un nuovo album Beyond Medication che è clamorosamente bello. Reso disponibile in streaming il mese scorso, il disco è stato ufficialmente pubblicato il 1° Aprile; al momento disponibile solo il CD e in cassetta, a fine mese vedrà la luce anche il vinile, 500 copie di cui 100 in edizione limitata metà nero, metà bianco.
Matt e Mike (purtroppo Manu da qualche mese ha lasciato la band) hanno trovato il supporto di ben tre etichette: ovviamente la Monster Zero (LP/CD/MC) che segue e supporta i ragazzi sin dagli inizi, la nipponica Dumb Records (CD) e infine l’austriaca Turbo Tapes (MC). Registrazione, mix e master sono stati realizzati, come sempre, da Marco Perdacher al DESSS Records di Klagenfurt.
Aspettavo con ansia questo disco ed ero davvero curioso di ascoltare cosa avrebbero proposto i ragazzi, mi aspettavo il salto di qualità, e devo dire che c’è stato. I ragazzi hanno ripreso il percorso intrapreso con Attention! Deficit Disorder e le intenzioni sono state chiare sin dalla presentazione del 7” apri-pista, Adderall ( farmaco per “curare” proprio il deficit disorder). La formula è rimasta la stessa: il vocione di Matt che ricorda mille sigarette e litri di whisky, i coretti poppettosi di Mike e Manu, melodie degne del miglior power-pop, tastierine al momento giusto, e schitarrate potenti come un pugno in mezzo i denti. Ma quindi qual è il passo in avanti?
Beh secondo il mio modesto parere, l’album rispetto al precedente suona più maturo, i brani sono più compatti e sono terribilmente fichi, dal primo all’ultimo. Dopo il primo ascolto, già ricordavo parecchi ritornelli (parola di uno smemorato).. e se ascoltare tutti i giorni un album con ben 15 pezzi (nella versione digitale c’è anche la cover di Juliet)  non mi stanca, è segno che questo disco resterà a lungo sul mio giradischi.
Todo El Mundo Está Enamorado intro surfeggiante secondo tradizione Queers, Dead End Mission (sai che bomba dal vivo? finger pointing d’obbligo), Charité Forever, Adderall, Don’t Rely On Me (il mio pezzo preferito!), Nothing Matters, No Way Back (super-bomba!), Please Hold On, Stroll The Streets sono i miei pezzi preferiti. Si, lo so..sono praticamente tutti. Metterei anche Summer’s Gone tra i pezzi più belli, ma l’estate deve ancora arrivare e al momento non ho voglia di pensare alla nostalgia delle birrette in riva al mare.
Insomma, è presto per dire se è il miglior disco del 2014, ma Beyond Medication mi ha davvero entusiasmato e non ho dubbi che finirà sul mio personalissimo podio.
A Maggio saranno in Italia con i Capitalist Kids, segnatevi il 15 Maggio. Super Evento. I Buy Records Night #2.

TRACKLIST:
SIDE A
01 – Todo El Mundo Está Enamorado
02 – Dead End Mission
03 – Terminal Deadness
04 – Charité Forever
05 – Let’s Get Locked Away
06 – Down Out And Low
07 – Adderall
08 – Don’t Rely On Me
SIDE B
09 – Nothing Matters
10 – Move On
11 – No Way Back
12 – Please Hold On
13 – Crazy Girl
14 – Summer’s Gone
15 – Stroll The Streets
16 – Juliet (Bonus Track for Digital Download)

BAND:
Matt C. – vocals/guitars
Mike C. – drums/vocals
Manu C. – bass/vocals

CREDITS:
All songs written and arranged by DeeCRACKS
Recorded, mixed and mastered by Marco Perdacher at DESSS Records in Klagenfurt, Austria
Guest 1-2-3-4 on track 1 by Jarvis Fugger (4 years old – Kid from DeeCracks’ Monkey Boy – Video)
Guest vocals on track 14 by Connie Dee – recorded by Marco Perdacher at his bedroom
Additional Farfisa by Lightnin Iris (The Incredible Staggers) recorded by Shakin Matthews (The Incredible Staggers / Sado-Maso Guitar Club) at 120dB Record Studio in Graz, Austria
Bonus track Juliet written by Robin & Maurice Gibb
All artwork by Steve Little Fingers from Screen Addicts
Studio Photos by Ingo KarnicnikScreen Addicts
Live Photos by Dieter Fliety DeJonghe

AA. VV. – 2014 – La Massoneria Ramonica E I Suoi Adepti Vol.1

 
Si torna a parlare su I Buy Records di musica Made In Italy e questa volta parliamo di uno split prodotto dalla Monkeyrite Records, alla seconda uscita ufficiale (CD, 150 copie), che raccoglie 12 pezzi, 3 per ogni band presente, in questa che si preannuncia essere serie per band e fan lobotomizzati dai Ramones.
Andiamo al dunque. Della Massoneria Ramonica ne abbiamo già parlato abbondantemente nel precedente post: i ragazzi hanno i Ramones nel cuore e questi pezzi non fanno altro che confermarlo. Tutti e tre i brani sono stra-belli (sul perchè… vi rimando qui) ma Marky Ramone IceCream, già solo per il titolo, merita il premio di pezzo dell’anno! Voci di corridoio dicono che per la prossima release ci sarà un pezzo sulle polpette di Marky…nel frattempo mi godo questi pezzi e aspetto con ansia il prossimo lavoro!
Finite le prime 3 tracce è il turno dei Drawing Dead. Due pezzi inediti e una cover di Bram Tchaikovsky di Riverdalesiana memoria. Band vista diverse volte dal vivo, anche qui mi confermano la buona impressione avuta: i pezzi nuovi sono interessanti e quando canta Robi – Sarah Smiles – è ovviamente tutt’altra storia: secondo il mio modesto parere è questa la strada che dovrebbero seguire.
Siamo a metà del disco ed è il turno dei “debuttanti” Thirtysevens che mi hanno decisamente colpito. Di questa band non conoscevo proprio nulla, salvo scoprire dopo una lunga estenuante caccia al gossip che di mezzo c’è gente dei Proton Packs. Chiariamo subito: ovviamente non c’è niente di nuovo (ma a chi importa?) ma il sound proposto che rispolvera le chitarre, la voce graffiante e i coretti degli Screeching Weasel periodo Wiggle non fa altro che meritare un repeat ossessivo per ogni brano. Tutti le canzoni sono davvero fighe, ma merita una menzione speciale Time Travel Equation. Hanno suonato un paio di volte dalle mie parti e me li sono persi, merito quindi un paio di frustate… spero di rimediare al più presto. Ottimo lavoro ragazzi!
A chiudere ci pensa Agent Pazz, ennesima one man band trattata tra queste pagine. Ho avuto modo di apprezzare la bravura di questo ragazzo un paio di volte dal vivo e nello split dello scorso anno con i Tough: anche questi pezzi confermano le ottime impressioni avute. Tre ottimi brani melodici e poppettosi al punto giusto a voler dimostrare che forse, a volte, si lavora molto molto meglio da soli. Hurricane Jane con quelle tastierine così catchy – strumento che normalmente detesto nel punk rock – mi è entrata in testa al primo ascolto. Pollice in su per Agent Pazz!
Tirando le somme, ancora un plauso per la Monkeyrite Records per aver prodotto un bel CD, compratelo e sostenete questa giovane realtà che si sta dando da fare nel territorio italiano!

TRACKLIST:
01 – The La Massoneria Ramonica – Ramones Saved My Life!
02 – The La Massoneria Ramonica – Marky Ramone IceCream
03 – The La Massoneria Ramonica – Rubik’s Cube
04 – Drawing Dead – Only A Lie
05 – Drawing Dead – Sarah Smiles (Bram Tchaikovsky cover)
06 – Drawing Dead – Feel Alright
07 – The Thirtysevens – Agent 13 Is Dead
08 – The Thirtysevens – Two Times Table
09 – The Thirtysevens – Time Travel Equation
10 – Agent Pazz – Friendzoned Again
11 – Agent Pazz – Hurricane Jane
12 – Agent Pazz – Falling Into Disgrace

BANDS:
The La Massoneria Ramonica
JC-Atom : voice, guitar
the IceCreamMan: voice, bass
Polle: guitar
Boss : drums
Special guest: Chris Polecat, voice

Drawing Dead
Robi Tuono: guitar, voice
Dave: Bass, voice
Lollo: guitar,  backing vocals
King Mob: drums

The Thirtysevens
Paolo “Fonne” : voice
Adriano “Cecche” : guitar, backing vocals
Marco “Marky” : guitar
Federico “Fro”: bass, backing vocals
Fabio “Bara” : drums

Agent Pazz
Agent Pazz: play everything

The La Massoneria Ramonica – 2014 – Formula 37

Nati attorno al blog Massoneria Ramonica – sicuramente il più divertente/odiato in circolazione – il maestro venerabile JC-Atom circondato da adepti ossessionati dai Ramones ha messo su una band basandosi su un semplice motto: Fare Cagare è OK, oramai un tormentone da queste parti. Altra particolarità è che pur avendo un’ossatura definita è una band senza una formazione fissa del tipo che ci suona chi vuole purché reputato un degno massone. Insomma, qualcosa che va senza dubbio controcorrente ai canoni attuali più o meno esternati da ogni band; volendo azzardare un’ interpretazione della Formula 37 dei The La Massoneria Ramonica direi che, nel giusto contesto e con le dovute proporzioni, sarebbe come se i Ramones privi di qualsiasi talento possedessero il concetto di band dei Crass con l’obiettivo di truffare tutti come i Sex Pistols. Insomma tutte idee che fanno a schiaffi tra loro…ma il bello in fondo è proprio questo e se si afferra l’idea dietro tutta la Massoneria è più facile farsi una risata che montare su polemiche infinite sul web. Effettivamente Il confine tra un’ottima operazione mediatica supportata dal blog e goliardia/genialità può sembrare davvero sottile ma questi ragazzi mi hanno colpito, cazzo. Vogliono divertirsi senza prendersi troppo sul serio e basta. Ci vuole tanto a capirlo? C’è ancora qualcuno che pensa di poter far soldi con il punk rock? Punk Rock Star? Sei fuori!
La Monkeyrite Records, nata da una costola della Bad Man Records, ha deciso quindi di dargli una chance e supportare l’esordio su 7” dei The La Massoneria Ramonica, pubblicando giusto qualche giorno fa Formula 37 in edizione stra-limitata per sole 150 copie (se non hai colto la citazione sul titolo sei di nuovo fuori).
Già dal primo ascolto è facile notare le influenze della band: Ramones (ovviamente) e Riverdales su tutti ma anche un po’ di Screeching Weasel con le voci sgraziate dell’IceCreamMan e di JC-Atom che spesso si alternano tra i pezzi. Scusatemi se è poco. Nelle tracce di apertura di entrambi i lati figura come massone ospite Chris Polecat dei Tough; citando Jc-Atom potrei dire che questi due pezzi suonano come “i Tough se Stefanino avesse il Parkinson e Il Biso avesse una paresi alla parte destra del cervello…” ma sinceramente vedo oltre. Noto ottime melodie, velocità, pezzi semplici ma fighi, zero assoli e una buona dose di sana ignoranza: insomma quello che piace a me. Ascoltate Half Retarded oppure Little Boy From Berlin – i pezzi che mi sono piaciuti di più di Formula 37 – e capirete cosa voglio dire.
Insomma, se non siete permalosi, avete voglia di avere un bel 7” e soprattutto sostenere una nuova label, contattate la Monkeyrite Records oppure passate a prendervi una birra al Devil’s Den e chiedete anche questo dischetto. Altrimenti tornate a trollare sul blog della Massoneria, almeno possiamo farci due risate.

TRACKLIST:
SIDE A
01 – Little boy from Berlin (feat Chris Polecat)
02 – Half retarded
SIDE B
03 – I believe you can love me (feat Chris Polecat)
04 – Not innocuos
05 – 37



BAND:
JC-Atom : voice, guitar
the IceCreamMan: voice, bass
Polle: guitar
Boss : drums

Special guest: Chris Polecat, voice

The Moes – 2013 – Go To The Fast Food

Analizzando l’anno appena trascorso, uno dei rimproveri che mi sono fatto e di non aver dato tanto spazio alle band un po’ più giovani e che sicuramente hanno dimostrato di avere l’attitudine giusta – o meglio quella che piace a me – per entrare nelle mie grazie. Se poi vogliamo aggiungere che una delle band in questione ha iniziato come cover band e tra i pezzi suonati ce n’erano pure un paio dei Monelli, posso solo dire che c’è un motivo in più per cui mi stanno simpatici.
Ok, il tempo per le stronzate è finito, oggi si parla di Go To The Fast Food EP d’esordio auto-pubblicato alla fine dell’anno 2013 dai Moes, quartetto punk-rock di Milano attivo solo da qualche anno, ma che sicuramente ha già le idee chiare riguardo la strada che bisogna seguire.
E la strada intrapresa è quella che piace a me: semplicità, spontaneità, e coretti fino alla nausea. Si, ok non si grida al miracolo ma l’ascolto dei pezzi fila liscio che è un piacere intervallando momenti piacevoli con un qualche passaggio a vuoto, decisamente lecito considerando che parliamo di un esordio assoluto.
Come da cliché del genere si parla anche con un pizzico di genuina ironia di ragazze, cheeseburger, hipsters (scusami Mob, ma lo dicono loro!) e pornostar: non possono che strappare un bel sorriso al sottoscritto a fine ascolto, grazie a pezzi come Wanna Be, Run Away – il mio pezzo preferito – e Sasha.
Insomma, promossi a pieni voti. Adesso la palla passa di nuovo a loro: crescere e cercare di ritagliarsi un po’ di spazio nel mondo del punk-rock/pop-punk oppure sciogliersi e poi riformarsi dopo qualche anno (come fanno il 95% delle band) per suonare orgcore, o come cazzo si chiama. Vedremo un po’.
Nel frattempo date una chance a questi ragazzi, ascoltate il disco e se proprio vi piace acquistatelo…a quanto pare qualcosa bolle in pentola: noi li aspettiamo al varco, sperando in un ulteriore passo in avanti.
Bravi, continuate così!

TRACKLIST:
01 – Cheeseburger
02 – Pun Pun
03 – Wanna Be
04 – High school girl
05 – Run away
06 – Mob
07 – Sasha

BAND:
Luca – Vocals
Alessandro – Guitars, Backup Vocals
Mike – Bass, Backup Vocals
Cana – Drums

Subscribe to ibuyrecords.it ’s newsletter, which will then be emailed to you.
Once you are subscribed to our newsletter, you will get the latest updates and features on the website.

The subscription is free. Please, fill out the form below.

We value and respect your privacy. Please read our Privacy Statement, which states our firm commitment to your privacy.
Your email address will not be sold or used for purposes other than subscription for the newsletter.